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INTERVISTA AD UGO MAZZEI

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Ugo Mazzei, presente da oltre 30 anni nel panorama nazionale sia come autore che come produttore trent’anni di esperienza artistica, ha firmato dischi con numerosi artisti italiani. 


Formatosi musicalmente presso la scuola di San Domenico in Fiesole, si è poi dedicato alla canzone d’autore, al pop italiano e ad altri generi, non tralasciando mai la linea classica di provenienza. Ha collaborato con i più grandi artisti italiani sottolineando la forte intesa artistica con Mogol.

Ha scritto per Silvia Mezzanotte per Tiziana Rivale e per tanti altri. 

ALMAS è la sua ultima produzione per l’artista partenopeo Tony Cercola con cui collabora da oltre 15 anni.

Il 24 maggio 2024 è uscito il singolo “Per rabbia e per amore”, scritto con l'amico e collega Carlo Faiello

L’ultimo suo lavoro si chiama THE BRIDGE, scritto a quattro mani con Massimo Schiavon del quale si è occupato interamente degli arrangiamenti.


Quale elemento sonoro o strumentale ti ha sorpreso di più mentre lavoravi su “The Bridge”?

Più che sorpreso, direi estasiato. Sicuramente per il genere musicale che stavo per arrangiare quindi lo swing. Come da tradizione americana, bisogna tassativamente seguire delle regole di stesura. Regole che poi risultano semplicissime e proprio per questo ti danno quella sensazione di consapevolezza durante la realizzazione del brano.


Ci sono suoni o strumenti utilizzati in questo album che hai sperimentato per la prima volta?

No, non c’è nessuna sperimentazione sui suoni, anche perché, come ho detto in altre interviste, io ho realizzato la scrittura dell’arrangiamento strumento per strumento dopodiché ci hanno pensato i musicisti negli Stati Uniti a realizzare ciò che avevo scritto.


Nel processo creativo di “The Bridge’” c’è stato un momento inaspettato che ha cambiato la direzione di una canzone?

Sì, nel brano intitolato: Tempo di tango, avevo pensato a un tango moderno quindi, provando e riprovando la mia intenzione non usciva fuori, allora ho pensato: “rendiamolo classico alla Piazzolla”, così ho scritto un arrangiamento tradizionale tipico di quella musica che viaggia fra il tango e la Milonga.


C’è un momento nell’album che rappresenta, per te, un punto di massimo impatto emotivo?

Sicuramente il suono dei brani arrangiati in modo latino-americano. Nella canzone un filo di vento ci sono due chitarre che si intrecciano in modo preciso, un po’ come fosse un puzzle. Lì,  devo dire che ho provato molte emozioni, suonando personalmente quelle due chitarre.


Cosa speri che gli ascoltatori possano trovare in questo “ponte” musicale che avete creato, tu, ed altri musicisti sparsi per il mondo, insieme a Massimo Schiavon?

Una sorta di unione fra culture, un po’ come un punto di partenza di un arcobaleno che va a sfociare sul lato opposto, portando con sé durante tutto il percorso,  sensazioni direi magiche, dettate dal miscuglio delle tradizioni culturali e ambientali.


Hai in mente nuovi progetti che potrebbero nascere da questa esperienza di collaborazione e sperimentazione?

Io e Massimo collaboriamo da più di 10 anni sia dal vivo che in studio e devo proprio dire che ultimamente abbiamo un’idea di continuità. Stiamo realizzando un lavoro dedicato al mare, però il mare delle ore serali; dal tramonto alle ore notturne.


Guardando indietro alla tua carriera, c'è un momento che consideri cruciale per la tua crescita come artista?

Sì, direi i momenti di pausa. Tutti quei momenti in cui la mente si riposa per poi ripartire in modo lucido, verso una nuova avventura.


Nel corso degli anni, come pensi che il tuo approccio alla musica sia cambiato, sia dal punto di vista tecnico che emotivo?

Sicuramente con la maturità. Tutto si è semplificato. Quando sei giovane, tendi a mettere, quando maturi invece togli. Nella vita di un musicista la passione cresce e si evolve contemporaneamente con il passare del tempo. Tutto ti diventa più chiaro, riesci a trovare le soluzioni che magari prima non riuscivi.


Quali sfide hai affrontato nel mantenere la tua autenticità artistica in un panorama musicale in continua evoluzione?

Guarda… che il panorama musicale sia in continua evoluzione ho qualche dubbio. Direi piuttosto che stiamo assistendo a una involuzione culturale che porterà la musica a un crollo.

Non credo personalmente di affrontare sfide quotidiane, invece penso che ogni musicista debba mantenere la propria identità fregandosene di ciò che il mainstream impone. Noi siamo una fucina di emozioni e fin quando queste esistono, possiamo ritenerci fortunati e tenerci stretto questo elisir di giovinezza.

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