Giovedì 12 Gennaio, ore 21 al Teatro Sancarluccio di Napoli (via San Pasquale a Chiaia, 49), va in scena la prima teatrale dello spettacolo ‘Dialoghi col Vulcano’ prodotto da Ersilia Saffiotti e La Falegnameria dell’attore, Inscena srl, in scena dal 12 al 22 gennaio al Teatro Sancarluccio.
Un debutto atteso dopo il successo dell’omonimo libro di Ersilia Saffiotti, edito da Colonnese Editore (2021).
Così come nel testo, il racconto scenico ruota attorno alla protagonista interpretata da Gigliola De Feo che vive e scrive la sua storia a Napoli in continuo dialogo con la città e il Vesuvio, a cui presta la voce Francesco Paolantoni, alternando momenti di forte suggestione emotiva ad altri di grande leggerezza e ironia. Lo spettacolo, impreziosito anche da un omaggio musicale del duo Ebbanesis si avvale della regia di Riccardo Citro che ne ha curato anche l’adattamento teatrale.
In scena: Gigliola De Feo, Maria Teresa Iannone e Riccardo Citro.
Costumi e scene di Luigi Spezzacatene (Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari). Musiche di Daniele De Santo.
Si ringraziano gli Sponsor: Mendittorosa Odori d’anima e Daymonilia
Non più “Sterminatore” ma amico e consigliere, il Vesuvio, la bussola simbolica di una Napoli spesso stereotipata, sul palco dei ‘Dialoghi col Vulcano’ diventa invece l’interlocutore antropizzato di un’interiorità poliedrica che si fa soggettiva e universale.
Francesco Paolantoni dà corpo alla voce del Vesuvio, quasi come un nonno affettuoso e saggio capace di scandagliare, con acume e coraggio, le verità malcelate e segrete di ognuno di noi, con l’ironia che a Napoli è la cifra stilistica di un popolo che sa ridere e sorridere sempre di sé.
Una voce che è sentimento, leitmotiv del “Dialogo” con la sua “nennella”, il doppio, prima letterario di Ersilia Saffiotti (autrice del libro ‘Dialoghi col Vesuvio. Storie di corsa e altri amori’, Colonnese Editore) e poi sul palco, il doppio teatrale di Giglio De Feo che porta in scena, mostrandolo con generosità e coraggio, un sé che a Napoli, come spiega l’autrice nel libro, “è sempre un Noi”.
«Fin dalla prima lettura ho “sentito” che le parole di Ersilia “chiedevano” di essere recitate. Amo molto Nennella, il mio personaggio. Nell’arco dello spettacolo, lei compie un percorso di consapevolezza e di evoluzione necessarie, dire quasi urgenti. E in questo viaggio complesso alla ricerca di sé e degli altri, mette in gioco tutta se stessa, senza rete, ostinatamente, senza rassegnarsi, senza cedere mai: la mia sfida di attrice, nell’interpretarla, sta nel restituire agli spettatori un personaggio potente e luminoso, attraverso una chiave intensamente onirica ma anche prepotentemente terrena, suggerendo loro che c’è una Nennella nascosta in fondo al cuore di tutti, che - sottovoce - ci chiede di avere coraggio».
Un dialogo, allora, che è un flusso di coscienza universale, un diario intimo in cui riconoscersi, puntellato da un mosaico di storie di vita quotidiana che danno colore sul palco a quella Napoli sentita, vissuta con sentimento e autenticità e a cui l’autrice è da sempre legata.
E allora ecco che si fa corpo l’angelo Sasà, un vero scugnizzo napoletano, interpretato dal regista Riccardo Citro, che con ironia rende una delle pagine più divertenti del libro e che muove le fila del viaggio introspettivo di Nennella.
«È una storia raccontata attraverso una felicità non esibita, attraverso delle difficoltà che se a volte sono frutto delle provocazioni ossessive di un potere superiore, altre volte è la stessa Nennella ad autoimporsi degli ostacoli, pur di non affrontare ciò che per lei è più importante, ma che poi, inevitabilmente spacca, vivendo finalmente la vita con pienezza e alla continua scoperta della "sconosciuta" dentro di sé».
C’è poi la storia di Mariam, “riconosciuta” in un continente difficile e lontano, e quella di Enza, ultima tra gli ultimi nella resistenza scomposta agli attacchi della vita, su tutti il fil rouge è lo sguardo di Nennella, Ersilia Saffiotti, l’autrice dell’omonimo libro da cui è tratta la piéce teatrale.
«Sono felice di avere affidato il testo, mia creatura, alla regia di Riccardo Citro che, prima di metterlo in scena, lo ha “sentito” e amato profondamente, realizzandone una trasposizione sensibile, autentica, coinvolgente. L’arte e l’intensità di Gigliola de Feo nell’interpretazione di Nennella, con le sue fragilità e, al contempo, i suoi grandi slanci, mi restituiscono l’immagine di una donna intensa, alla continua ricerca, che nel narrare le proprie storie narra le fatiche, i dolori, il desiderio di riconoscimento di tutte le donne d’oggi. Un sentito ringraziamento va a Francesco Paolantoni, agli attori e a tutti quelli che in questi mesi hanno lavorato con amore sul palco, come dietro le quinte, alla piena realizzazione di questo spettacolo. Grazie alla nostra Napoli e a lui, il Vesuvio, senza il quale nulla sarebbe iniziato».
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